I giochi a cavallo. Per la rubrica “Dall’animazione all’Action figure, un mondo a cavallo”, vogliamo parlarvi del cavallo nel gioco. Un mondo che ammalia grandi e piccini, al punto da muovere rave e collezionisti di tutto il mondo.
Un mondo di giochi a cavallo per i bambini di tutti i tempi
Erano gli albori della storia e già i bambini giocavano immaginando di cavalcare un agile destriero. Ben presto è nato il giocattolo del cavallo che ha assunto, nei secoli, diverse sembianze.
Inizialmente, l’espediente più immediato, e anche il più semplice, per emulare le cavalcate dei grandi era quello di cavalcare un bastone.
Ma, nell’ambito dei giochi “cavallereschi”, il giocattolo più “pedagogico” e il più gradito a chi si accingeva a fare i primi passi, è stato senz’altro il cavallino a traino su rotelle. Un vero e proprio strumento di psicomotricità ante-litteram. Chi di noi non ne ha avuto uno? Visitate le cantine dei vostri genitori e, forse, avrete la fortuna di ritrovarlo. ?
Nel passato era molto più di un semplice gioco. Infatti, era fondamentale per i rampolli dei nobili affinché imparassero a cavalcare con dimestichezza fin da piccoli.
Bisognerà attendere il Seicento per incontrare i primi esemplari di cavalli a dondolo, veri e propri capolavori di artigianato, sempre riservati ai bambini più abbienti. Sembra che il primo cavallo a dondolo risalga al 1610. Ora è gelosamente custodito al Victoria & Albert Museum di Londra dove grandi e piccini possono ammirarne la bellezza. Preziosamente decorati, i primi cavalli a dondolo erano in legno, cartapesta o metallo, spesso ricoperti con pelo animale.
Sarà solo tra il XIX e il XX secolo che, anche grazie a nuovi materiali e moderne tecniche di lavorazione, i cavalli giocattolo diventano più semplici ed accessibili a tutti. Da questo momento in poi, almeno un destriero giocattolo cavalcherà nella camera di ogni bambino.
Dai cavalli più antichi e preziosi, a dondolo, a rotelle, a quelli bellissimi per le giostre, il mondo dei bambini si colora e si anima. A proposito, ti piacerebbe ammirare qualche esemplare di questi meravigliosi giocattoli e seguirne il percorso storico? Puoi farlo! Lo sapevi che esiste il Museo del Cavallo Giocattolo? È a Como ed è un luogo veramente speciale dove chi è grande torna piccino mentre i più piccoli possono far galoppare l’immaginazione. Un luogo che custodisce un passato generoso e che trova nella cultura il tramite tra le diverse generazioni.
È chiaro che il cavallo, vero o giocattolo che fosse, già nel passato, appassionava e conquistava i bambini…e non solo. L’ingegno dell’uomo e la crescente attenzione nei confronti dell’infanzia hanno prodotto, nel tempo, svariate e originali tipologie di cavalli giocattolo fino a giungere ai memorabili Micronauti e alle attualissime action figure.
Un mondo di giochi a cavallo: Micronauti che passione!
Che passione quella dei Micronauti! I giocattoli che hanno tracciato la storia dell’intrattenimento e che continuano ad essere considerati pilastri dell’immaginario pop. Per i più giovani è doveroso un piccolo “flash back” per provare a spiegare questo mondo di ricordi, in realtà abbastanza ineffabile per la complessità di emozioni che ha suscitato.
Chi appartiene alla generazione tra i 30 e i 40 anni, ricorderà bene quei personaggini che hanno popolato i giochi e la fantasia della sua infanzia. Stiamo parlando, appunto, dei Micronauti, una serie di action figure che rappresentavano personaggi fantascientifici ispirati ai robot delle animazioni e dei Manga giapponesi dei memorabili anni ‘70.
I Micronauti approdano in Italia dopo il 1977 per dominare le camerette dei bambini, per lo più maschi, fino al 1980. Prodotti dal 1976 dall’americana Mego Corporation, alcuni di loro traggono chiara ispirazione dalle action figure classiche dei “Microman”. Altri, invece, come Baron Karza, erano molto somiglianti a Jeeg, della serie Jeeg robot d’acciaio.
In Italia è stata la GIG ad assicurarsi i diritti di importazione e distribuzione con relativo rebranding. Infatti, il marchio cambia da “Micronauts” a “I Micronauti”.
Un successo strepitoso, al punto che la GIG chiese e ottenne la licenza di produrre ulteriori personaggi: King Atlas, Green Baron e rispettivi destrieri, Emperor e Megas, che divennero molto popolari in Italia e nel resto d’Europa, pochissimo negli Stati Uniti.
La caratteristica vincente di quelli che furono i modelli più diffusi in Italia, era quella di avere le parti del corpo che si potevano smontare e collegare tra loro tramite calamite.
Poi c’era la linea di mezzi e basi spaziali, con tanto di spade laser, e degli alieni. È evidente che un’altra fonte d’ispirazione dei mitici Micronauti non poteva che essere Guerre stellari, in particolare il personaggio di Dart Fener per Baron Karza e i soldati imperiali per Force Commander.
Inutile dire che la linea ebbe un grandissimo successo in tutto il mondo. La Mego ne ricavò un fatturato di oltre trenta milioni di dollari all’anno con, in più, vendita di licenze ad altre case per la produzione di gadgets correlati, come puzzle e fumetti.
La stessa Mego, poi, produsse moltissimi gadgets, come veicoli e cavalcature robotiche per i Micronauti e, nientemeno, che la Micronite, una sostanza gommosa rosa, molto simile al pongo, inserita all’interno di un asteroide di plastica.
Il sistema in cui diversi modelli di Micronauti potevano scomporsi in molteplici componenti e, quindi, mutare forma combinandosi fra loro, come Jeeg e molti altri robot giganti giapponesi, li rendeva davvero irresistibili. Poterli trasformare permetteva di saziare il desiderio di manualità tipico dei bambini e di tanti adulti che si appassionarono alle diverse serie.
Sì, proprio così! Per molti, i Micronauti, da appassionante gioco che popolava le stanze della loro infanzia, sono divenuti una vera passione che ha accompagnato anche l’età adulta. Collezionismo, partecipazione a concorsi, fiere …e il gioco è fatto. Un successo che trascende i tempi e le generazioni.
In Italia, la serie dei Micronauti raggiunse l’apice del successo con i personaggi di Baron Karza e Force Commander. Ed è qui che gli appassionati di cavallo ricorderanno le splendide cavalcature, Andromeda e Oberon!
In particolare, i giocattoli di questa serie sono così preziosi da costituire oggi un vero valore. Lo sapevi che le serie complete e in buono stato possono anche avere un valore economico notevole nel mercato dei collezionisti? Vai a frugare in cantina, chissà, magari tra vecchi cavalli a dondolo potresti ritrovare anche una serie completa di Micronauti! ?
Il cavallo di Barbie: il boom di una vita spensierata a cavallo
Le avventure delle bambine dagli anni ‘80 ad oggi potevano davvero prendere vita grazie al leggendario cavallo di Barbie.
Sì, perché Barbie, la bambola più dinamica e multi-potenziale della storia, ha potuto immergersi in nuove e più movimentate avventure insieme al suo nuovo cavallo. Anzi, ai cavalli: proprio negli anni Ottanta, la bambola che ha fatto sognare almeno sei generazioni, divenne abile amazzone di diversi cavalli. La Mattel, infatti, inserì questi bellissimi compagni di gioco anche per andare incontro agli amanti dell’equitazione e ai loro diversi gusti.
Dal cavallo sauro con le gambe snodate e la sella tipicamente western, al cavallo grigio dalla criniera molto lunga e il passo stile andaluso, fino al cavallo nero e al pony di Skipper, la sorellina di Barbie.
In un ventaglio sempre più dinamico, la bambola più famosa del mondo si cimenta in discipline sempre nuove con la solita destrezza, dal salto ad ostacoli fino al Cross Country.
Come sempre tutto quello che ruota intorno a Barbie deve essere perfetto. Ogni dettaglio viene curato nei particolari perché, come si sa, sono i dettagli che fanno la differenza. Il maneggio diviene un vero e proprio mondo. La stalla con il box, le staccionate, i paddock e perfino le balle di fieno, la carriola, i secchi.
Ma non è finita qui: Barbie è un’esteta precisa ed esigente anche con i suoi cavalli. Ed ecco, allora, tutto quello che serve per la cura del cavallo. Ogni genere di accessorio come le spazzole e i finimenti, la capezza, le redini, la sella, le staffe, i paraocchi. Barbie ha pensato proprio a tutto, anche alle coperte fiorite, molto country, ai para stinchi, para zoccoli, borse per equitazione molto cool, fino agli ostacoli da maneggio.
Naturalmente l’abbigliamento di Barbie e delle bambine che montano sui pony non poteva non essere disegnato e cucito assecondando il fashion mood: stivali per equitazione, stivali da pioggia, il casco per montare e il giubbotto di protezione.
Tutto, ma proprio tutto, all’insegna delle tendenze della moda dagli anni Ottanta ad oggi. Poi si aprirà il sipario alle nuove tecnologie. Come? Negli anni 2000 è stato presentato il cavallo che parla e nitrisce e infine il cavallo interattivo. Con l’aiuto delle più moderne tecnologie, si muove da solo a comando e interagisce con il comando vocale.
Insomma, tutto nel mondo di Barbie rappresenta molto di più di un’evoluzione continua negli anni: una vera e propria rivoluzione per rendere questo mondo irresistibile!
I soldatini a cavallo: pezzi unici e irrepetibili
Un altro tuffo nostalgico nei giochi “a cavallo” degli anni ’80 e ’90 ci porta a riscoprire i soldatini.
Al Museo del Cavallo Giocattolo di Como, potrai ammirare anche la collezione di preziosi soldatini in piombo, dipinti minuziosamente a mano. Fanno parte della tipologia “Norimberga” nota per aver fabbricato i soldatini bidimensionali che, per questo, vengono definiti anche “piatti”. In scala 1:32, poggiano su una piccola base, sono alti circa 4 cm e ognuno di loro cavalca uno splendido destriero.
Il bello di questi irresistibili e, spesso molto antichi, compagni di giochi, non è solo il loro aspetto compiuto, quanto l’idea vincente di montarli, incollare elementi e, soprattutto dipingerli.
Be’, qui entriamo nel mondo complesso e intrigante del modellismo vero e proprio. Milioni di bambini in tutto il mondo sono divenuti abili artisti tutte le volte che aprivano impazienti il magico pacchettino.
La scatolina che custodiva i pezzi dei soldatini con tanto di pennellino e tempera per dipingerli, era uno scrigno che schiudeva un mondo. Un mondo di future avventure, frutto di un lavoro sottile, fine, che trasformava nelle mani dei bambini, ben fatti oggetti seriali, di fabbrica, in preziosi esemplari, unici perché personalizzati.
Non è difficile immaginare che quegli oggetti che uniscono pregiate fatture industriali ad artistici tratti artigianali, conquistarono e conquistano il mondo degli adulti.
Se si vuole avere un’idea dell’ampiezza di questa passione, basterà dare un’occhiata alle collezioni di soldatini commercializzata niente meno che dalla De Agostini!
Nei negozi specializzati, oppure on-line, ogni canale è buono per acquistare, vendere, scambiare e confrontarsi sugli eroi che prima di latta, poi di piombo, infine di plastica, cavalcano l’avventura dell’immaginazione in groppa ai loro cavalli.
My little pony: un successo cosmico
Chi di noi ha avuto la fortuna di vedere I giocattoli della nostra infanzia (The Toys That Made Us), la serie approdata su Netflix qualche anno fa, non ha potuto esimersi da un prolungato “Ooohh” di stupore scoprendo che avrebbe potuto diventare ricchissimo, solo conservando una di quelle collezioni di quando erano bambini.
E questo vale più che mai per le action figure di My little pony. Deliziosi (e un po’ leziosi) piccoli quadrupedi che hanno reinventato la bambola moderna in un’epoca dominata da Barbie, regalando stupore e meraviglia ai bambini.
Bianchi, rosa e azzurri questi piccoli ponies, immersi in un mondo di favola, indossano i colori dell’arcobaleno…simbolo di inclusione?
Quei variopinti ponies parlano e interagiscono con gli uomini. Vivono a Ponyville, una piccola cittadina fondata dai ponies di terra, ma aperta anche ai pegasi e agli unicorni, e hanno davvero conquistato il mondo dei piccoli e…non solo.
Lo sapevi che quello di My little pony è un vero e proprio mondo che vanta numerosissimi fan adulti?
Un articolo di Repubblica del 2013 scriveva così: “Arrivano da tutto il mondo, hanno circa vent’anni, e sono per lo più ragazzi. Sono i seguaci del cartoon “My Little Pony”, parte dell’ultimo insospettabile fenomeno di massa. Un documentario ne racconta vita e passione: tra costumi di peluche, buoni sentimenti e un dubbio finale.”
Una vera e propria comunità digitale con migliaia di seguaci, dall’America a Tel Aviv. Professano i valori dell’amicizia, del rispetto per chi è “diverso” (ecco l’arcobaleno inclusivo) e del prossimo in generale. Non hanno altra guida spirituale al di fuori dei My little Pony. È così che i piccoli ponies multicolor, amati dalle bambine degli anni ‘80, assurgono inaspettatamente a profeti di pace e amore.
Questa imponente e variegata community di fan, si riunisce sotto il termine dei brony. Per comprendere la portata del fenomeno, basti pensare che è stata creata negli Stati Uniti una convention, chiamata BronyCon, proprio per loro. Lo scopo? Riunire il fandom.
Ed ecco che il “dubbio finale” dell’articolo di Repubblica trova una sua spiegazione… sì perché, tra le migliaia di visitatori, non ci sono solo genitori con i loro bambini, ma adulti di ogni età, spesso vestiti come i loro personaggi preferiti, che si ritrovano ogni anno per celebrare il favoloso mondo di Twilight Sparkle e co.
Tutto questo crea un “miscuglio”, una sorta di dualismo quantomeno sospetto. Un contrasto accentuato tra lo stile dell’animazione, il pubblico di riferimento e un riscontro non contemplato, su target non previsti. Si crea, dunque, un’imprevista confusione di intenti poco chiari, quando non ambigui e, comunque, non sempre così positivi. In realtà la community dei brony è un fenomeno complesso, che merita un’opportuna ricerca.
Non per niente, nel 2019, è stato pubblicato un libro “Il mondo dei brony. Indagine sul fandom di My Little Pony” di Francesco Toniolo, proprio per indagare in modo approfondito la community dei brony.
Se ne desume che, dietro la passione degli adulti per i piccoli ponies, spesso si nasconde la ricerca di una via di fuga da depressione, esclusione sociale, bullismo. Molti degli intervistati tra i brony ammette di aver ritrovato la gioia di vivere, proprio immergendosi nel mondo delle animazioni e delle action figure dei My little pony. Insomma, amicizia, altruismo, pace… e tanto altro, nel magico mondo delle Mane Six, con un dubbio che resta…
Spirit: cavallo selvaggio
In questa rassegna, non poteva mancare la più recente tra le action figure equine: Spirit, il cavallo ribelle. Qui siamo andati oltre, quanto a tecnologia. Con questi cavallini, immancabili tra i giochi dei millennials, basta premere sul muso perché il cavallo reagisca con movimenti e con effetti sonori.
Premendo il pulsante sulla schiena, invece, è possibile fargli alzare e poggiare sul pavimento la zampa anteriore, oppure farlo arretrare sulle zampe posteriori. Ancora, può impennarsi come un vero cavallo. Le zampe sono tutte snodabili perché possano correre e saltare simulando contemporaneamente i suoni realistici del galoppo.
La criniera è morbida per poter essere spazzolata e per acconciature secondo i dettami dello styling più creativo. I cavallini in plastica vengono corredati anche di svariati accessori: trofei, nastri, spazzole e tutto per la criniera.
Naturalmente, insieme a tutto ciò, esiste la possibilità di costruire degli ambienti equestri ispirati all’animazione.
Tutto il necessario per favorire il gioco creativo, ancora di più rispetto al passato, grazie ad una tecnologia sempre più evoluta che, anche in questo caso, riesce a valorizzare l’immaginazione e il gioco interattivo.
Insomma, con Spirit, i bambini si sono appassionati ai cavalli di plastica, ma anche a quelli veri, tanto da incrementare, pare, le fila dei piccoli cavallerizzi nei maneggi intorno a casa.
Passione per il cavallo e per tutto ciò che significa cavalcare. Libertà, spirito selvaggio, empatia, passione, grazie al rapporto terapeutico che si crea con questo splendido compagno di giochi e…perché no, di vita.
Non è un caso che il cavallo giocattolo risulti ammaliante per i bambini di tutti i tempi. Lo è il cavallo vero che, non per niente, è l’animale più adatto per sua indole, alla pet terapy e per tutti i casi in cui esista una difficoltà relazionale.
Il cavallo da millenni stimola la positività di chi lo avvicina, divenendo un compagno irrinunciabile e, quando non si può cavalcare davvero, largo ai giochi e all’immaginazione.
Certamente, tra tutte le animazioni “equestri”, con relativi action figure e gadgets, il mondo dei cavalli si è arricchito di nuovi appassionati…chissà magari futuri campioni del mondo equestre!